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Decrescita economica: un altro punto di vista

Decrescita economica: un altro punto di vista

A volte vi sono delle abitudini che si consolidano nel tempo fino a diventare delle realtà immutabili. Quelle che consideriamo verità assolute incidono inevitabilmente sui nostri pensieri e formano il nostro credo.

La crescita economica è forse la più subdola e falsa di queste realtà che qualcuno ci ha raccontato, per cui oggi proviamo insieme a immaginare un futuro diverso.

La decrescita economica controllata si può raccontare con la metafora dello sgabello a tre gambe. Le tre gambe che reggono lo sgabello del cambiamento sono: stile di vita, tecnologia e politica. Il piano dello sgabello è il quarto pilastro, cioè la cultura, tenuta in piedi dalle tre gambe. Senza una vera rivoluzione culturale, le tre gambe non sarebbero altro che semplice legna.

Se infatti l’avanzamento tecnologico ci permetterà di risparmiare nel riscaldare le nostre case, gli utenti potrebbero tenere la temperatura interna della loro casa più alta rispetto a prima. L’alternativa è quella di un cambiamento anche nello stile di vita e nella legislazione che ponga limiti formali all’utilizzo smodato delle risorse.

Per questo dobbiamo saper respingere chi ci impone le scelte di consumo e prestare particolare attenzione a un contenimento della politica economica del mattone e delle grandi opere pubbliche, valutando il reale beneficio della collettività, con una necessaria presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica. In questo basterebbe spostare le voci di investimento in opere di manutenzione del territorio e di efficienza energetica. Tutto ciò si tramuterebbe in una riduzione in valori assoluti della spesa, eseguiti da residenti nel territorio e controllati dai cittadini stessi, con un incremento del patrimonio ambientale del paese.

Questa presa di coscienza deve avvenire a tutti i livelli perché possa avere un seguito applicativo, puntando a incidere sugli imprenditori, gli artigiani e i professionisti, senza dimenticare gli stessi consumatori e gli amministratori della cosa pubblica. Solo l’unione di questi gruppi consapevoli della necessità di cambiamento, potrebbe portare a una decrescita economica felice.

Si pensi a quale enorme impatto positivo avrebbe, anche in termini di creazione di posti di lavoro, di riduzione degli sprechi di energia e delle immissioni in atmosfera di inquinanti, l’attivazione di un “Piano Marshall” nazionale per migliorare efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico e privato, che mediamente spreca almeno la metà dell’energia utilizzata per riscaldamento e raffrescamento.

Accanto a questi interventi si può immaginare un rilancio delle politiche di incentivo al settore agricolo, anche in ambito giovanile. Politiche mirate a settori di nicchia (biologico e altre essenze usate anche in ambito medicale o erboristico, tartuficoltura).

È così evidente come questa economia energivora sia oggi schiacciata dai debiti pubblici e privati, contratti per sostenere dei consumi in un periodo in cui l’offerta di merci supera largamente la domanda, depressa da un ridotto potere d’acquisto. L’urgenza è quindi spostare la priorità dalla crescita del PIL alla crescita dell’occupazione in lavori utili, finalizzati alla riduzione dei consumi e degli sprechi, per poter giungere a un “dopo” diverso e innovativo, dove forse lavoreremo retribuiti solo un giorno alla settimana con uno stipendio pari a un quinto di quello attuale, che basterà, perché avremo bisogno solo di un quinto delle cose che vogliamo oggi e perché le bollette di luce e gas saranno ridotte ad un quinto della spesa attuale.

Sembra utopia, ma solo il passaggio da una crescita quantitativa ad una crescita qualitativa può portare ad un futuro reale e diverso dove il nostro piccolo paese potrà finalmente assumere una sua specifica identità ed essere un vero modello di innovazione.

 Marco Mariani

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