11 Apr Il tramonto della “Famiglia Cuore”
Certi stereotipi sono duri a tramontare. Le bambine degli anni ’80 sono cresciute con il mito della “famiglia cuore”: chi non la ricorda? Chi non l’ha posseduta? Chi non l’ha desiderata? Mamma, papà e due pargoletti biondi e perfetti, made in plastic creati dall’inesauribile furbizia e fantasia della Mattel, bellissimi, sorridenti, felici, super organizzati, sempre impeccabilmente accessoriati con tutto ciò che serve in qualsiasi evenienza dalla passeggiata, al campeggio, dal mare ai monti, dalla scuola al tempo libero.
Le fans hanno ancora qualche possibilità, nel caso nell’adolescenza se ne fossero sbarazzate in un moto di ribellione, di reperire i personaggi in qualche asta on-line su Ebay, tra i giocattoli vintage.
La famiglia cuore altro non rappresenta se non il mondo di Barbie declinato in chiave famiglia, infatti se Barbie e Ken erano due giovani di successo, ma single, mamma e papà cuore sono icone della famiglia perfetta, lei sempre in ghingheri e con vestitini dai colori pastello, una mammina bene non sexy e disinvolta come Barbie, lui aitante, belloccio impeccabile in giacca e cravatta, ma anche in costume. Intere generazioni di bambine sono cresciute cullandosi nell’idea di avere un giorno una famiglia simile, questo stereotipo ha sdoganato l’idea malsana che quella fosse la normalità, niente di più falso al mondo.
Nella realtà esiste la famiglia cuore? Assolutamente no, esistono genitori imperfetti che amano senza misura i figli e che s’impegnano per offrire loro il meglio, riuscendoci poche volte, solo le intenzioni sono perfette, esistono mamme che corrono, che fanno errori, che a volte urlano come Tarzan, vorrebbero avere un telecomando per fare sparire bambini urlanti e il secondo dopo un altro per farli riapparire, donne che alle sette e trenta accompagnano i figli alla fermata dell’autobus con pigiama a pois sotto al cappotto pregando il Cielo che nessuno le fermi durante il tragitto, se durante la giornata riescono a telefonare al marito non è certamente per sussurrargli paroline tenere, più verosimile sia per ricordargli di passare a fare la spesa, o di recuperare i pargoli dalla nonna, la bambina a danza.
E stata ormai, per fortuna, archiviata la concezione idealistica ed edulcorata che voleva proporre la Mattel in cui tutti erano belli e sorridenti, in fondo la realtà, piena d’ imprevisti, è molto ma molto più divertente.
Chiara Macina
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