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“Selfie mania”: moda o malattia?

“Selfie mania”: moda o malattia?

Il nome tecnico è selfie: autoscatto, una tendenza che ha un solo imperativo, la mano che tiene il telefono deve essere posizionata più in alto del viso, è sufficiente accedere a Facebook o Twitter per rendersi conto della portata di questo fenomeno. Ci cadono più o meno tutti, non ne sono immuni neanche i personaggi noti, famoso il ritratto di Belen che si autoimmortala in compagnia del figlio colto nell’involontario gesto di offrire il suo dito medio alla giornalista Selvaggia Lucarelli. Tra i selfie più inusuali quello dell’astronauta italiano Luca Parmitano che si è fotografato mentre orbitava nel vuoto intorno alla Terra.

Mania trasversale oggetto per la prima volta di un’esposizione vera e propria a Londra nel 2013, con una carrellata di ritratti “autorealizzati”, che non miete vittime solo tra gli adolescenti, giustificati nel loro narcisismo dagli sconquassi ormonali del periodo, ma in qualunque fascia di età, amano ritrarre e condividere il nuovo taglio fresco di parrucchiere tanto le ragazzine quanto le signore.

È una tendenza dilagante già da qualche tempo quella di autoritrasi in pose eccentriche o quotidiane, ad ogni ora del giorno e della notte, nei contesti più disparati e caricarle sui social. Dopo aver ritratto pietanze gustate o preparate, paesaggi, città visitate, parenti, e chi più ne ha più ne metta, ora indugiamo su noi stessi, controllando con meticolosità i “mi piace” che l’immagine raccoglie.

Come per ogni moda non poteva mancare la competizione: lo scorso anno sui social network sono iniziate le Selfie Olympics, in omaggio al nome della pagina Facebook creata il 3 gennaio e che ha subito potuto vantare su più di 4mila fan.

Cosa spinge a farlo e più in generale perchè si desidera condividere con gli altri l’immagine di se o della propria giornata? Secondo gli psicologi le motivazioni sono diverse, si usa questa strategia per non essere dimenticati o per non diventare anonimi ci si fa ‘vedere’, giocherebbe un ruolo importante in proposito la voglia di apparire.

Nei giorni scorsi l’APA, l’American Psichological Association si è spinta oltre, arrivando a sostenere che il selfie è una moda che coinvolge persone con disturbi mentali, indice lampante di profonde insicurezze. L’APA parla di vero e propria patologia “selfitis”, ascrivibile a quei soggetti che non riescono a controllarsi nel desiderio di autoritrarsi per poi condividere i propri scatti sui social.

Tre le categorie individuate in chi soffre di questo disturbo.

BORDERLINE: rientra in questa divisione chi scatta un minimo di tre foto al giorno, senza però necessariamente sentire l’impulso di condividerle.

ACUTA: ne soffre chi non può fare a meno di caricare sui social tutti i selfie scattati.

CRONICA: soffre di un vero e proprio disturbo comportamentale il soggetto che è attanagliato dal desiderio di pubblicare più di sei volte al giorno le proprie foto senza riuscire a trattenersi.

Chiara Macina

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