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Minibond e Crowfonding: alternative al credito tradizionale

Minibond e Crowfonding: alternative al credito tradizionale

Fino a qualche anno fa, l’imprenditore che cercava finanziamenti per sviluppare il business, si rivolgeva obbligatoriamente al mondo tradizionale del credito, cioè banche o istituti finanziari.

C’era poi il caso del giovane che aveva l’idea interessante ma non aveva alcuna possibilità di sviluppare un potenziale business, se non regalando la sua idea o mettendola a disposizione di altri. Molti sogni erano quindi destinati a rimanere nel cassetto.

Dallo spartiacque finanziario del 2008 le cose sono drasticamente mutate. Gli istituti di credito hanno progressivamente ridotto le disponibilità destinate al credito tradizionale, rendendone difficile l’accesso da parte di imprese e privati. I soggetti finanziari privati sono oggi principalmente di derivazione bancaria, con problemi strutturali e regolamentari di difficile soluzione.

Per questi motivi, negli ultimi anni, in Italia come in altri paesi, si è iniziato a parlare, e successivamente legiferare, su due strumenti alternativi al credito tradizionale, il primo maggiormente votato al sistema impresa, ed il secondo destinato principalmente, ma non solo, al privato.

I Minibond sono infatti definiti come strumento di finanziamento per le piccole e medie imprese (il fatturato annuo deve superare i due milioni di euro) per i propri progetti di sviluppo al di fuori del sistema bancario, raccogliendo i finanziamenti necessari per gli investimenti attraverso l’emissione ed il collocamento dei cosiddetti “Mini Bond”, cioè un titolo obbligazionario con impegno a restituire il capitale e, nella maggioranza dei casi, riconoscere un rendimento.

Gli imprenditori che necessitano di questo mezzo di finanziamento devono predisporre un piano economico e finanziario che consenta di valutare, in primis all’imprenditore stesso, l’effettiva capacità dell’investimento di poter rimborsare i bond che verranno emessi.

Sulla base di questo piano economico finanziario dovrà essere predisposto un prospetto informativo che verrà messo a disposizione dei potenziali investitori e nel quale viene rappresentata la storia dell’azienda, il posizionamento di mercato, le caratteristiche del management della azienda, l’andamento economico finanziario storico e prospettico con una analisi del progetto di investimento che si intende finanziare tramite la emissione dei minibond ed il relativo piano di rimborsi con la remunerazione offerta agli investitori.

Altro presupposto obbligatorio è quello del bilancio revisionato e certificato e l’emissione di un rating per il titolo.

La società ricerca quindi uno sponsor, abitualmente soggetti finanziari di derivazione bancaria, che la assisterà nella fase di emissione e collocamento, assumendo inoltre impegni volti ad assicurare la liquidabilità dei titoli fino a scadenza mantenendo una quota minima di titoli nel proprio portafoglio.

Lo sponsor è inoltre tenuto ad effettuare una valutazione almeno semestrale del valore titolo.

Sebbene la norma italiana sia tutto sommato di recente introduzione, sono già numerose le aziende che hanno emesso MiniBond avvalendosi di questo strumento.

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco elogia i primi risultati tangibili, Confindustria organizza convegni per spiegarne la potenzialità, le imprese fanno la coda per approfittarne, le banche, fondi e advisor lavorano per essere della partita.

I risparmiatori, invece, si chiedono se si tratti di un investimento facile e conveniente come sembra.

Lo strumento finanziario infatti si definisce sicuro se, oltre a riconoscere un guadagno all’investitore, ha la capacita di rimborsare il capitale investito.

Per questi motivi al momento la sottoscrizione di queste obbligazioni è riservata a investitori istituzionali professionali ed altri soggetti qualificati.

Non è prevista per ora la diffusione ai piccoli risparmiatori di questi titoli di debito ma, alcune banche italiane (è il caso di Akros, Bpm, Mps, Popolare di Vicenza e Intesa San Paolo), così come diversi fondi di investimento, hanno già lanciato o stanno per lanciare prodotti obbligazionari che sono, in estrema sintesi, panieri composti da minibond. Le cedole possono essere molto interessanti, soprattutto in un momento come questo in cui le emissioni di titoli di Stato e big corporate bond offrono tassi relativamente bassi: i titoli attualmente scambiati sull’Extra Mot Pro presentano un rendimento medio del 5 per cento netto, con punte che raggiungono il 9.

Anche il Ministero dello Sviluppo Economico, con il suo fondo di garanzia si è recentemente mosso per far decollare definitivamente i minibond, con un nuovo canale alternativo a quello bancario che prova ad aiutare le Pmi a uscire dalla morsa del credito. Dal 7 novembre scorso posso bussare al Fondo per ottenere la garanzia pubblica banche, intermediari e gestori che vogliono sottoscrivere queste obbligazioni. Con la recente pubblicazione delle disposizioni operative da parte del Fondo diventa dunque operativa questa nuova arma in più per il credito alle Pmi introdotta dal decreto Destinazione Italia.

Il crowdfunding (crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo attraverso cui di un gruppo di investitori utilizzano in comune il proprio denaro per sostenere progetti di persone, organizzazioni e società private. È un micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.

Le iniziative finanziate sono di qualsiasi genere, da progetti sociali al sostegno all’arte, fino a progetti finalizzati alla ricerca scientifica e tecnologica. Il crowdfunding ha una sua natura specifica ed è utilizzato anche per promuovere l’innovazione e il cambiamento sociale, al di fuori dei classici canali del credito.

In questo caso è dunque il web la piattaforma che permette l’incontro dei soggetti coinvolti in un progetto di crowdfunding, tutto ciò grazie al recente proliferare di applicazioni web e di servizi mobile, condizioni che consentono a imprenditori, imprese e creativi di poter dialogare con la crowd per raccogliere soldi e sollecitare input sul prodotto o servizio che hanno intenzione di proporre.

Le piattaforme di crowdfunding si possono distinguere in generaliste, che raccolgono progetti di ogni area di interesse, e verticali (o tematiche), specializzate in progetti di particolari settori.

I due modelli di crowdfunding più diffuso, in Italia e nel mondo, sono il donation/rewards crowdfunding, in cui, a seguito di una donazione, è prevista un tipo di ricompensa di carattere non finanziario (un gadget, un prodotto, un meeting, un ringraziamento, etc…) e, in periodi più recenti, a causa della crescente difficoltà di accesso al credito da parte delle PMI, l‘equity crowdfunding, dove è previsto un finanziamento sotto forma di capitale di rischio al fine di ottenere delle quote di partecipazione nella società.

Anche i numeri cominciano ad essere interessanti, in quanto ad oggi il crowdfunding è una importante fonte di finanziamento ogni anno per circa mezzo milione di progetti europei che altrimenti non riceverebbero mai i fondi per vedere la luce. Nel 2013 in Europa sono stati raccolti fondi pari a circa un miliardo di euro.

Ricordiamo inoltre che lo stesso Barack Obama ha pagato parte della sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori, attraverso il crowdfunding.

In Italia, primo stato Europeo ad adottare una normativa specifica, la campagna di crowdfunding che ha raccolto più adesioni è stata quella per la ricostruzione della Città della Scienza, a Napoli, complesso distrutto da un incendio doloso a marzo 2013, che ha raccolto oltre un milione di euro.

Il crowdfunding civico è una delle tipologie di raccolta fondi dal basso che sta riscuotendo maggior successo. Un numero crescente di soggetti istituzionali come comuni, enti provinciali, municipalità etc. se ne sta servendo per finanziare opere pubbliche e attività di restauro del tessuto urbano. Il crowdfunding civico è finalizzato al superamento della separazione concettuale tra le sfere del privato, del pubblico e dell’impresa in vista di un bene e di un benessere comune.

Il successo del crowdfunding sta portando non solo alla nascita di svariate piattaforme che fanno da intermediari tra chi propone progetti e chi li finanzia, ma anche all’apertura di nuovi blog e siti che contribuiscono a diffondere questo nuovo tipo di finanziamento. Come concetto, la raccolta fondi online, non rappresenta una grossa novità, la principale innovazione portata dal crowdfunding è proprio rappresentata dal modo con il quale vengono utilizzati gli strumenti informatici disponibili oggi. La capacità dei social networs di raggiungere, coinvolgere ed emozionare un vasto numero di persone, costituisce l’elemento essenziale per ottenere un finanziamento attraverso una campagna di crowdfunding. In fondo un concetto romantico.

Marco Mariani

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