26 Nov Il diritto di poter essere dimenticati
“Il diritto a che non vengano più diffusi dati pregiudizievoli dell’onorabilità di una persona”.
Con questa spiegazione un po’ sintetica si può cercare di definire il cosiddetto diritto all’oblio, un aspetto sostanzialmente recente ed emerso come esigenza della società con l’avvento di internet e dei motori di ricerca.
L’argomento è principalmente legato ai precedenti giudiziari, anche se in realtà potrebbe avere una estensione anche maggiore.
Il diritto all’oblio è in sostanza, un diritto riconosciuto a ciascun individuo, a essere dimenticato o comunque a non essere più ricordato per fatti o avvenimenti che in passato erano stati oggetto di articoli di cronaca, pubblicati dai media.
Quando viene riconosciuto questo principio, per i mezzi di comunicazione, ma non solo, non è più legittimo ad esempio, diffondere dati di una persona circa condanne ricevute o comunque riguardanti altri dati sensibili di analogo argomento, salvo che si tratti di casi particolari ricollegabili a fatti di cronaca e anche in tali casi la pubblicità che viene fatta di quella particolare circostanza o evento accaduto, deve essere proporzionata all’importanza dell’evento stesso e al tempo trascorso da quando si è verificato.
In sostanza, un individuo che abbia commesso un reato in passato ha il pieno diritto di richiedere che quel reato non venga più divulgato dalla stampa e dagli altri canali di informazione a condizione che il pubblico sia già stato ampiamente informato sul fatto e che sia trascorso un tempo sufficiente dall’evento, tale da far scemare il cosiddetto “pubblico interesse all’informazione” per i casi meno eclatanti. L’applicazione del diritto all’oblio subisce però un’attenuazione quando riguarda personaggi pubblici, soprattutto politici.
Questo principio, fa parte ormai delle regole alla base di una corretta applicazione dei principi generali del diritto di cronaca, e parte dal presupposto che, quando un determinato fatto è stato assimilato e conosciuto da un’intera comunità, cessa di essere utile per l’interesse pubblico e quindi dovrebbe smettere di essere oggetto di cronaca per tornare a essere un fatto praticamente privato. In sostanza dovrebbe essere rispettato quando l’interesse pubblico si affievolisce fino a scomparire del tutto.
Riconosciuto come diritto, l’oblio di notizie “passate”, è ormai noto alle società moderne e ad esempio il principale motore di ricerca mondiale, Google, ha cominciato – dopo forti pressioni e una condanna della Corte Europea dei diritti dell’Uomo – a prevedere procedure per richiedere la cancellazione dall’indicizzazione dei propri algoritmi di ricerca, di determinati fatti, circostanze o nomi che riguardano chi ne fa richiesta. La porta aperta da Google sta per essere seguita anche da altri motori di ricerca, tra cui ad esempio Bing, che nonostante non abbia ricevuto richieste da cittadini Europei ha annunciato di voler dare corso a questa possibilità.
In Italia esistono già diverse sentenze e delle disposizioni del Garante per la Privacy. A San Marino la norma specifica non esiste e non è presente neppure nella nuova legge sull’editoria e professione giornalistica discussa e approvata in Consiglio Grande e Generale il 24 novembre scorso. Ci sono già state però alcune disposizioni del Garante della privacy sammarinese che hanno comportato poi adeguamenti da parte dei media presenti sul web.
Affrontare quindi una riflessione pubblica e ampia su questo principio dovrebbe essere uno dei prossimi impegni del legislatore coinvolgendo però tutti i settori della società civile che sono comunque toccati direttamente o indirettamente da questi temi. In attesa esistono comunque già disposizioni che tracciano una linea e dalle quali quindi partire per eventuali azioni o riflessioni.
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