26 Gen Anche il medico sbaglia, ma chi ci rimette è il paziente
“Tutti sbagliano, è per questo che si mettono le gomme dietro le matite!”. Così recita una battuta televisiva, ed effettivamente è praticamente impossibile non dare ragione a tale affermazione.
Ma ci sono sbagli e sbagli e soprattutto settori e ambiti dove proprio uno sbaglio si deve cercare di evitarlo al 100%, mettendo in atto tutte le procedure e i controlli possibili.
Uno di questi è senza dubbio la sanità. E purtroppo, dalle notizie che ci circondano quotidianamente, siamo ben lontani dalla migliore performance possibile.
Premesso che la medicina non è una scienza esatta, che ancora molte dinamiche del corpo umano sono sconosciute e che una certa dose di imprevedibilità è sempre presente in ambito medico vi sono obblighi tesi a garantire il diritto alla salute.
A questa ragione si deve l’obbligatorietà per i professionisti di una assicurazione, che in molti casi è fornita dalla struttura ospedaliera o sanitaria in cui operano o effettuano le loro prestazioni.
Escluso il dolo, cioè l’intenzione di voler procurare volutamente un danno, gli errori medici si distinguono in imperizia, negligenza e imprudenza, cioè quando derivano da scarsa preparazione, disattenzione o alla mancanza delle cautele necessarie. Di conseguenza si verifica una terapia sbagliata (anche causata eventualmente da una diagnosi non corretta) che causa un peggioramento delle condizioni di salute del paziente.
Anche la mancanza di informazione circa il fatto che la struttura sanitaria non disponesse di strumenti di diagnosi appropriati può far sorgere la responsabilità del medico e della stessa struttura, perché il paziente deve infatti essere sempre adeguatamente informato anche sulle dotazioni a disposizione per gli accertamenti medici da compiersi, in modo da poter scegliere se e dove rivolgersi.
Per questo l’errore legittima il paziente a richiedere il risarcimento del danno.
Va precisato che l’errore medico può presentarsi sotto molteplici sfaccettature, e non sempre è facile individuare correttamente le responsabilità. E va evitato anche di accusare ingiustamente gli operatori sanitari, con il rischio di comprometterne irrimediabilmente o con pesanti conseguenze la loro immagine e decoro professionale.
Tornando agli aspetti risarcitori, in Italia, visto il crescente numero di cause che si stavano accumulando con conseguente crescita dei premi assicurativi (che generavano anche un circolo vizioso non sempre giustificato), il legislatore è intervenuto nel 2012 introducendo dei limiti che di fatto rendono più difficile una azione penale nei confronti di medici e personale sanitario (non imputabili se si sono attenuti alle linee guida e la loro colpa è di livello “lieve”). Gli aspetti civilistici tuttavia non sono stati toccati e quindi si può intervenire con una causa fino a 10 anni di distanza dal fatto, salvo uniformare i criteri risarcitori.
Fino a qualche mese fa a San Marino non esisteva alcuna norma che limitasse le responsabilità penali dei medici e la prescrizione e si poteva procedere anche a 30 anni di distanza dal fatto, intentando per esempio una azione per responsabilità medica. Ora non è più così e i tempi di prescrizione sono stati uniformati a 10 anni come in Italia.
Data la natura complessa della materia, in ogni circostanza in cui ci si ritenga vittime di malasanità, per un errore medico o anche per una non corretta informazione, la cosa migliore da fare è sempre quella di rivolgersi a un professionista. Sarà compito dell’esperto infatti, analizzare correttamente il dà farsi e consigliare come procedere, anche per evitare che al danno subito, che purtroppo spesso non è risolvibile, si aggiunga anche la beffa del mancato risarcimento.
Sorry, the comment form is closed at this time.