15 Set Il web e la riservatezza dei dati
Digitandolo su Google dà oltre 120 milioni di risultati, una cifra circa quattro volte superiore a quelli che sembra fossero i suoi utenti. Si tratta del sito per incontri Ashley Madison, divenuto recentemente famoso per il furto di dati relativi agli iscritti (anche di chi si era cancellato), da parte di un gruppo di hacker che si fa chiamare “Impact Team”
Il sito era specializzato in “scappatelle” cioè in incontri tra persone già sposate che così tradivano di nascosto il proprio compagno o la propria compagna. Il furto dei dati è stato motivato dagli hacker proprio per punire “la miseria morale” di “Ashley Madison”, che lucrava sulle infedeltà, garantendo massima riservatezza, senza verificare per esempio gli indirizzi email forniti per la registrazione. Diversi gli utenti “eccellenti”, alcuni insospettabili, tantissime le persone comuni, molti i profili falsi attivati con indirizzi di posta elettronica rubati a persone ignare. Le vicende personali o le motivazioni che hanno portato all’iscrizione, tutto è finito nel calderone, con conseguenze anche terribili. Infatti ci sono già stati già tre suicidi e un ragazzo gay dall’Arabia Saudita ha chiesto ufficialmente se ci sia un paese disposto a dargli asilo perché nel suo paese essere omosessuale è punito con la pena di morte (ha giustificato l’iscrizione al sito Ashley Madison durante il periodo trascorso negli Usa per motivi di studio). Ma cose è successo? Che gli hacker hanno rubato tutto: nomi, indirizzi, email, carte di credito, preferenze sessuali, ecc.. e hanno messo tutto online nel deep web.
E mentre il dibattito ancora tiene banco, sono già nate delle class action, delle cause di gruppo, contro la società che detiene la proprietà del sito. Oltre ai paesi americani, erano molti anche gli iscritti dall’Europa dove Italia e Francia spiccano un po’ tra i paesi più “fedifraghi”. Circa 2000 gli iscritti nella provincia di Rimini, anche se con oltre 35mila è Milano la città italiana con più utenti registrati su Ashley Medison.
Quanto successo, al di là del caso specifico, pone di fronte all’opinione pubblica mondiale la questione della diffusione e protezione dei dati personali su internet, tanto che sono già numerose le società specializzate che hanno messo a disposizione servizi per consentire a chi abbia dubbi, di verificare se il proprio nominativo sia inserito nella lista e come cancellarlo. Ma c’è anche chi si è rivolto a tali società per verificare se il partner fosse presente tra i “traditori”.
La questione della privacy e, più in generale, della tutela della riservatezza dei dati è tornata quindi a essere un argomento di primo piano. Ma la questione è ben più generale, anche perché la sicurezza in assoluto su internet in effetti non esiste. Quanto accaduto presenta risvolti che non riguardano solo siti come Ashley Medison, ma un po’ tutta la nostra vita, dall’account sui social network a quello del navigatore cellulare fino a quello della casella di posta elettronica, passando per l’abbonamento alla pay Tv o al volo aereo appena acquistato: come tutelare la nostra privacy e come far valere i propri diritti?
Come principio generale bisogna fare riferimento alle norme per la tutela e la riservatezza dei propri dati personali. Da tempo praticamente ogni paese si è dotato di norme sulla privacy spesso aggiornate per restare al passo con i tempi e l’Unione Europea risulta vigile.
Anche San Marino non ha mancato di intervenire, ma la norma oggi ha bisogno di un aggiornamento dato che risale al 1995 ed è nata col titolo “disciplina della raccolta dei dati statistici e delle competenze in materia informatica pubblica”. A maggior tutela è stato istituito anche un garante, nella figura di un giudice amministrativo, che si esprime quando ci sono questioni legate alla privacy e al suo mancato rispetto.
Certo è che l’intero assetto normativo avrebbe bisogno di una revisione per renderlo davvero al passo con i tempi e per andare a introdurre anche tutte quelle tutele necessarie al giorno d’oggi. Basti pensare a titolo di esempio, che anche una semplice App gratuita per cellulari che trasforma il flash in torcia trasmette a società specializzate l’elenco dei contatti della rubrica di chi la installa.
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