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Voluntary disclosure: una scelta obbligata

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Voluntary disclosure: una scelta obbligata

La Volontary Disclusure è una legge con cui lo stato italiano offre la possibilità al proprio contribuente che abbia beni o capitali non dichiarati al fisco italiano depositati all’estero, di poter regolarizzare la propria posizione, di fatto autodenuciandosi all’Agenzia delle Entrate.

Tutto ciò in cambio di un notevole sconto sulle sanzioni che verranno applicate, evitando contestualmente di incorrere nelle pene relative ai reati fiscali.

Se leggiamo in modo superficiale quanto sopra riportato sinteticamente, parrebbe trattarsi dell’ennesima sanatoria già vista in altri periodi storici e, tra l’altro, sempre con aliquote di adesione molto più accessibili e la contestuale possibilità di mantenere l’anonimato nei confronti del fisco.

Perché dunque dover aderire a una procedura che impone grandi sacrifici a livello economico, di privacy e presenta ancora qualche incertezza normativa?

L a risposta è in una lotta all’evasione fiscale che, a livello internazionale, non conosce tregua e può oggi disporre di strumenti normativi e tecnici nettamente più efficienti rispetto al passato. Gli accordi tra paesi già in essere secondo il modello Ocse, ed lo scambio automatico di informazioni relative ai contribuenti fiscali dettano infatti il passo di ciò che sarà il prossimo futuro.

Inoltre questo momento storico è in realtà grigio e fumoso.

Proprio nei giorni scorsi si parlava dell’attivazione del monitoraggio da parte dell’Agenzia delle Entrate sui trasferimenti esteri dall’Italia superiori ai 15000 euro, per l’anno 2014. Così come, all’interno della Repubblica di San Marino, ha destato scalpore la notizia relativa ad una maxi indagine della GdF italiana, relativamente agli anni ancora accertabili, nei confronti di soggetti italiani e sammarinesi che avrebbero svolto operazioni tra i due paesi nel periodo 2009 – 2014.

Questo purtroppo avvalora ulteriormente la tesi di come sia labile il confine del diritto sovrano, che invece gli accordi e le leggi dovrebbero garantire.

Per San Marino, mai così fragile come ora, si tratta pur sempre di trovare un accomodamento con chi forse domani potrà dare il necessario sostegno economico, nell’ottica di un cammino già ben consolidato. Per cui, se una parte è più forte dell’altra, spesso si deve accettare anche ciò che travalica un equo accordo, nell’ottica di una futura proficua collaborazione con lo stato italiano.

Il quadro brevemente delineato ci mostra chiaramente che oggi è estremamente rischioso e irrazionale decidere di “non decidere” e in questo specifico ambito non aderire alla Voluntary disclosure. Gli scenari legati al periodo successivo alla sua chiusura (ad oggi il 30 settembre 2015), sono infatti bui e carichi di rischio sia a livello tributario che penale per il contribuente italiano che non vi aderisse, senza dimenticarsi degli ulteriori rischi sanzionatori nel paese estero dove il contribuente decida di continuare a mantenere i propri beni non regolarizzati.

Di qui il consiglio di aderire alla VD e di farlo in tempi rapidi affidandosi a professionisti seri e con esperienza, considerando inoltre che la raccolta della documentazione necessaria e le comunicazioni da predisporre all’Agenzia delle Entrate richiedono tempi tecnici abbastanza lunghi.

Marco Mariani

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