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Una Voluntary Disclosure permanente anche per superare la Torre d’Avorio

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Una Voluntary Disclosure permanente anche per superare la Torre d’Avorio

Ha dato diverse soddisfazioni a chi l’ha istituita, altre ancora arriveranno e ora c’è già chi pensa a riproporla o addirittura a farla diventare una procedura istituzionalizzata e permanente. Stiamo parlando della collaborazione volontaria, meglio nota come “voluntary disclosure”, quella pratica particolare di “autodenuncia” che consente di sanare le infrazioni fiscali riguardanti le mancate dichiarazioni di capitali detenuti all’estero, pagando le tasse dovute con l’aggiunta di una leggera sanzione.

Dopo i vari scudi fiscali di tremontiana memoria, l’anno scorso l’Italia ha adottato questa nuova pratica, già presente in altri Stati, che si è conclusa a dicembre 2015 con un risultato tra l’altro soddisfacente per l’erario, in quanto si sono avute maggiori entrate rispetto a quanto previsto.

Alla chiusura della procedura infatti, erano state presentate quasi 130mila pratiche per oltre 4 miliardi di euro e che hanno fatto emergere quasi 60 miliardi di euro detenuti all’estero dagli italiani.

E così, in vista di una manovra fiscale estiva c’è chi ha cominciato a proporre di istituire una seconda VD, anche per il 2016. Ipotesi da principio scartata, ma dopo lo scandalo dei “Panama papers” –  i documenti di personalità di tutto il mondo con conti e beni a Panama, nascosti al fisco, grazie all’assistenza offerta da uno studio legale da cui quei nominativi e documenti sono stati trafugati – ha fatto riaprire il dibattito e ora anche il governo italiano, ministero dell’Economia in testa, sta pensando di ripristinare la Voluntary Disclosure anche per il 2016. Tra le tante voci c’è anche chi propone addirittura che diventi una pratica istituzionalizzata e permanente della legislazione fiscale italiana al pari del già presente istituto del ravvedimento operoso.

Dal punto di vista tecnico, la VD consiste nella collaborazione volontaria che il contribuente mette in atto con l’amministrazione fiscale, comunicando all’Agenzia delle Entrate l’ammontare dei propri patrimoni all’estero, dimostrandone con documenti e ricevute che sono stati acquisiti correttamente e quindi procede con il pagamento delle tasse dovute, maggiorate di una sanzione che risulta però ridotta rispetto a quella usuale, grazie proprio al fatto che si appresta volontariamente a sanare l’infrazione usufruendo anche di una scriminante per certi tipi di reati.

Una vera e propria regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero ai fini del monitoraggio fiscale. Patrimoni che in molti casi possono essere comunque mantenuti all’estero, se il paese in cui sono detenuti rientra tra quelli collaborativi con l’Italia in materia di scambio di informazioni, ma che potrebbe essere necessario far rientrare in Italia in caso siano detenuti in paradisi fiscali o in nazioni comunque non collaborative.

Anche capitali e beni detenuti a San Marino rientrano nelle procedure della Voluntary Disclosure nel caso venisse riproposta. Va sottolineato che negli anni è cambiato il rapporto e la considerazione italiana del Titano che da paese in black list e considerato non collaborativo, è ora inserito in white list ed è considerato altamente collaborativo tanto che non solo è in vigore l’accordo per lo scambio di informazioni ma San Marino ha già autorizzato anche lo scambio automatico. Su richiesta italiana già dal primo gennaio 2014 l’amministrazione fiscale del Titano fornisce dati a quella italiana e presto diventerà tutto automatico.

Questo consente quindi a San Marino di essere considerato un paese “collaborativo” a tutti gli effetti e i capitali di cittadini italiani possono restare nella più antica Repubblica del mondo, anche dopo aver svolto le procedure di VD, con qualche accorgimento.

Sia che si tratti di Voluntary Disclosure, ma anche di fronte ad altre procedure come il ravvedimento operoso o la necessità di chiarimenti in merito all’indagine Torre d’Avorio messa in atto dalla Guardia di Finanza, risulta fondamentale e imprescindibile, rivolgersi a un professionista qualificato per portare a termine nel migliore dei modi le procedure e gli accertamenti richiesti.

In caso di nuova VD – dove c’è già chi propone un aumento delle sanzioni nonché una restrizione della gamma dei reati per i quali viene riconosciuta l’esimente specifica – come per l’operazione Torre d’Avorio, sono necessarie spesso competenze interdisciplinari: per chi ne avesse bisogno sarebbe quindi meglio rivolgersi a team di professionisti che collaborano assieme e con esperienza su queste procedure.

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