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Meglio il lieve fruscio della carta o il bip del telefono?

Meglio il lieve fruscio della carta o il bip del telefono?

Non vi sono dubbi al riguardo: in origine gli sms, poi le chat, Facebook, WhatsApp e affini hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare e inviare messaggi. Infatti, questi mezzi hanno contribuito non solo a rendere la comunicazione snella ma anche immediata e ancora più precisamente in tempo reale.

Mezzi utilissimi per dirimere le questioni più pratiche “passi tu a prendere i bambini a scuola?”, “è confermata la cena di questa sera?”, sono motivo di qualche piccola frizione nei rapporti interpersonali, quando vengono adottati non per scambiarsi informazioni di servizio, ma per comunicare nel senso più ampio del termine.

Immediati sistemi di notifica avvertono sull’avvenuta ricezione del messaggio da parte del destinatario, aprendo una voragine di possibili chiavi di lettura in merito a una ipotetica, mancata o tardiva risposta: “starà facendo dell’altro?” “non mi attribuisce la giusta importanza?” “chi tace acconsente?”. A parte l’elementare considerazione che a volte non si risponde semplicemente perchè si vogliono dire cose che magari un messaggio non può contenere, le possibili interpretazioni a una non risposta spesso creano riunioni condominiali in testa del mittente del messaggio, che altra origine non hanno, se non la paura di non essere connessi all’altro, una possibilità che in passato spingeva a spiare dalla finestra l’arrivo del postino e l’eventuale risposta ad una lettera che, come minimo, impiegava qualche giorno ad arrivare. Una lettera non innesta una comunicazione in tempo reale, consente di elaborare i propri pensieri, metterli nero su bianco in uno spazio temporale dilatato e in una forma che ben rappresenti non solo il cosa, ma anche il come si desidera comunicare. Analogo discorso per il ricevente che ha tempo di elaborare e riflettere sulle sensazioni evocategli da ciò che legge. Oggi le lettere sono in pochi a scriverle, il tema è trattato da un gustoso libro di Simon Garfield “L’arte perduta di scrivere lettere”. A chiarire le intenzioni del libro l’autore stesso “Non è un libro contro l’e-mail (a cosa servirebbe?)…è ispirato da un’idea semplice: la bellezza del lieve fruscio prodotto da una busta spedita per via aerea, il tonfo di un pesante invito accompagnato da un cartoncino con la richiesta R.S.V.P, l’allegro sussurro di un biglietto di ringraziamento che la lettera fa quando cade sullo zerbino”.

Chiara Macina

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